Project Description

Inevitabilmente dominatore doveva sentirsi il feudatario che si affacciava dal Castello di Vicari, un’imponente fortificazione difesa dall’impraticabilità delle pareti rocciose a strapiombo sul paesaggio sottostante, osservatorio privilegiato sullo snodo delle Regie Trazzere che collegavano i territori interni dell’isola a Palermo. Lungo il sentiero avvitato che porta fino alla rocca, la non facilissima salita da percorrere a passo felpato, con l’accortezza di evitare scivoloni, agevola la graduale immedesimazione nel contesto privilegiato ma sdrucciolevole in cui svolgevano le proprie attività i nobiluomini, quando le pause dagli intrighi di palazzo lo permettevano.

A suggerire quanto questo luogo sia stato oggetto di contese, battaglie, insurrezioni, tumulti, espropriazioni, sono le numerose piante di mandragora – leggendario ingrediente di pozioni venefiche – sparse tra la vegetazione spontanea. Colline verdeggianti e ondulate a perdita d’occhio formano la Chianotta (piana) di Vicari, un tempo transitata da cavalieri in arme diretti al loro passatempo preferito, la caccia nei boschi.

Oggi come allora, i viandanti di ogni epoca, a cavallo, in mountain bike o scarponi da trekking, al cospetto delle Serre di Ciminna rallentano l’andatura, affascinati dai giochi di luce sulla roccia. Le Serre identificano un singolare monumento roccioso formatosi a seguito dell’evaporazione di cospicue masse di acqua marina. Chilometri di argilla e gessi che si innalzano sul verde prativo della valle come l’onda immobile di un mare pietrificato. Nel passaggio da feudo a contea, il cuore pulsante di Vicari si spostò dal quartiere Terravecchia, un incastro medioevale di case in pietra, stradine, cortili su differenti livelli stradali, al secentesco Palazzo Pecoraro Maggi, sede di rappresentanza dell’amministrazione comunale e aperto ai visitatori. Tra le numerose chiese, le caratteristiche ceramiche colorate sulla punta del campanile di San Marco, rendono la parrocchia riconoscibile a distanza. La semplicità della facciata esterna custodisce preziose statue di scuola gaginiana, stucchi e un oratorio ligneo che la rendono una deliziosa testimonianza del barocco siciliano.

Insieme alle asperità del castello normanno, cui corrispondono i segni concreti dell’architettura militare, la città custodisce le forme rotondeggianti della Cuba Ciprina, una cisterna dell’acquedotto arabo, realizzata per proteggere la purezza della sorgente. Il contrasto fra la durezza delle opere militari e l’aerea consistenza di quelle idrauliche è soltanto apparente: entrambe hanno costituito le premesse indispensabili alla fioritura di una civiltà stanziale, che mantiene ancora tracce degli instabili secoli di un passato lontano.